Presenti nella foto : Giovanni Carta, Giuseppa Tanda e Marco Di Gangi, capofila della rete.
Perché la candidatura delle Domus de Janas e delle altre manifestazioni artistiche ed architettoniche della preistoria sarda al World Heritage Unesco?
In questi mesi si è assistito all’iniziativa avviata per il riconoscimento dei nuraghi quale Patrimonio dell’Umanità. Tale iniziativa ha avuto grande rilievo nella stampa e nel sistema mediatico sia in Sardegna che in Italia.
Meno rilievo mediatico ha avuto invece la presentazione di un’altra istanza per il riconoscimento Unesco di una parte significativa del patrimonio culturale della Sardegna, quella dei monumenti che consentono di ricostruire la vita delle comunità preistoriche della Sardegna, tra la fine del V ed il III millennio a. C., negli aspetti civili, funerari e magico-religiosi.
Quest’altra iniziativa – avente per oggetto “L’arte e l’architettura nella Preistoria della Sardegna. Le domus de Janas” – è stata avviata per iniziativa del Cesim (Centro Studi Identità e Memoria) e dei Comuni di Alghero ed Ossi, sin dal 2019, dopo lo svolgimento del fondamentale convegno svoltosi a Nuoro nel 2018 sulle domus de Janas.
L’iniziativa si è concretizzata, da un lato nell’approfondimento delle ragioni scientifiche e storico-culturali che giustificano la richiesta di riconoscimento Unesco, dall’altro nella mobilitazione del territorio sino a costituire una Rete (ai sensi dell’art 111 del Codice Urbani) in 63 Comuni ove sono presenti vestigia e testimonianze della preistoria sarda, tra le quali le domus de janas.
Il lavoro di approfondimento ha permesso di evidenziare il valore e la consistenza delle
testimonianze archeologiche, ma anche le peculiarità e le varietà.
Le evidenze archeologiche, infatti, comprendono 10 categorie funzionali di Beni: di carattere civile, come le grotte, i ripari e i villaggi all’aperto, le officine litiche, gli insediamenti fortificati da muraglie; di carattere funerario come i circoli, le domus de janas, i dolmens/allées couvertes; di carattere magico-religioso, come i menhir semplici o in allineamento ed il complesso archeologico di Monte d’Accoddi.
Questo insieme di testimonianze archeologiche va a costituire il più antico patrimonio culturale della Sardegna, di notevole consistenza. Allo stato attuale, infatti, sono attestate tracce anche cospicue di circa 5000 strutture preistoriche, che si differenziano per età e per appartenenza ai fenomeni culturali ed alle facies/culture individuate nell’Isola.
Scavati o costruiti, i monumenti prenuragici appaiono contraddistinti dai due importanti fenomeni culturali documentati lungo le coste del Mediterraneo e nell’Europa continentale: l’ipogeismo e il megalitismo, entrambi attestati nell’Isola, nel lungo periodo in argomento, quasi contemporaneamente, con una leggera precedenza del primo, documentato, infatti, già nella prima metà del V millennio a. C.
L’ipogeismo, testimoniato ampiamente nelle Isole e lungo le coste del Mediterraneo, ma anche nell’Europa continentale, in Sardegna ha rivelato le manifestazioni più antiche.
Il megalitismo si caratterizza invece come filiazione dal megalitismo occidentale, sviluppatosi tra il 5000 ed il 2000 a. C., un fenomeno originale e specifico delle comunità neolitiche dell’Occidente mediterraneo.
Ipogeismo e megalitismo sono le cifre caratterizzanti la Preistoria sarda cui segue la protostoria rappresentata dalla civiltà nuragica.
La Preistoria sarda, nel periodo in argomento, si è sviluppata in Sardegna quasi tre millenni prima che venissero costruiti i nuraghi, vale a dire prima della civiltà nuragica. Pur essendo conosciuta e studiata da sempre, solo in tempi recenti ha assunto quella autonoma rilevanza che le spettava e che per troppo tempo è rimasta confinata in una dimensione “pre-nuragica” in un ruolo quasi ancillare e comunque subordinato rispetto alla più conosciuta civiltà nuragica.
Grazie alle ricerche di questi ultimi decenni, è emersa ormai in tutto il suo splendore in una varietà di forme e manifestazioni artistiche ed architettoniche di notevole valore e significato non solo nel contesto nazionale ma anche in quello del Bacino del Mediterraneo.
La Preistoria sarda non rappresenta solo l’origine della Storia della Sardegna, ma costituisce un “unicum” nel quadro del patrimonio culturale italiano e mediterraneo.
Fra i monumenti che la contraddistinguono spiccano le domus de janas delle quali si conoscono 3500 esemplari diffusi in tutta l’Isola.
Nel contesto delle manifestazioni dell’ipogeismo mediterraneo esse rappresentano una
“testimonianza materiale di civiltà” unica, sia per la qualità delle decorazioni artistiche ed
architettoniche presenti in almeno 210 esemplari, sia per la loro diffusione estesa a tutto il territorio regionale e sia per la continuità e permanenza del loro valore simbolico sino ai tempi storici ed ai nostri giorni.
Non a caso, infatti, la loro denominazione di “case delle fate” evoca leggende e storie che hanno attraversato la storia della Sardegna e che durano tutt’oggi. Per questi motivi e per la loro diffusione estesa all’intera Isola, paiono evocare una sorta di “genius loci” del nostro territorio, del nostro essere sardi da sempre.
In un centinaio di ipogei, inoltre, si osservano rappresentazioni di elementi architettonici scolpiti o incisi o dipinti che costituiscono un forte richiamo alle forme tipiche del coevo megalitismo.
Appare evidente che queste domus de Janas decorate rappresentano non solo la dimensione cultuale dell’uso cui erano destinate, ma anche la descrizione delle modalità di vita sociale del tempo e, con esse, i richiami alle coeve forme di megalitismo cui le comunità neolitiche facevano riferimento.
Si può dire, pertanto, che le Domus de Janas, nelle loro decorazioni, imitino alcuni tipi di
monumenti megalitici e di costruzioni in elevato quali le capanne d’uso comune (in gran parte andate distrutte in quanto costruite in materiale deperibile), integrando così le nostre conoscenze archeologiche.
La conoscenza delle Domus de Janas è progredita notevolmente nel corso degli ultimi decenni sotto il profilo scientifico e culturale, pur tuttavia esse non sono ancora conosciute al grande pubblico e la loro valorizzazione è ancora limitata al alcune realtà.
Emerge l’esigenza, sempre più crescente, di valorizzare tutto questo immenso patrimonio formato da evidenze archeologiche e da conoscenze scientifiche e culturali che possono e debbono essere posti a disposizione dei territori.
Solo in questo modo, forse, si potrà procedere verso una valorizzazione culturale, sociale e turistica di siti che costituiscono un unicum nel contesto del patrimonio culturale italiano.
La valorizzazione delle Domus de Janas, decorate e non, deve avviarsi attraverso un
riconoscimento della loro importanza e significatività non solo a livello nazionale ma anche internazionale, ad esempio attraverso il loro riconoscimento quale patrimonio dell’Umanità, quali espressioni del sito: ”Arte ed Architettura nella Preistoria in Sardegna. Le domus de Janas”.
Proprio perché consapevoli di questo valore e di queste potenzialità si è costituita, su iniziativa del Cesim e dei due Comuni di Alghero ed Ossi la Rete dei Comuni delle domus de janas decorate.
La Rete comprende i Comuni interessati ed è aperta alla partecipazione della Regione – di cui si auspica la partecipazione ed il sostegno – delle Provincie e degli altri enti pubblici e privati che siano interessati alla valorizzazione culturale del territorio della Sardegna.
La costituzione della Rete ha la finalità immediata di candidare i monumenti più rappresentativi delle categorie funzionali della Preistoria e tra questi alcune domus de janas, con l’obiettivo di conseguire il riconoscimento e, nello stesso tempo, quella di costituire un sistema innovativo per la valorizzazione culturale e non solo turistica di questo grande patrimonio della Sardegna.
I Comuni firmatari, infatti, consapevoli che le politiche di valorizzazione culturale e sociale dei beni culturali e del patrimonio storico ed archeologico costituiscono parte integrante delle politiche di sviluppo locale che intendono promuovere nei loro territori su cui insistono anche le Domus de Janas, intendono costituire e consolidare le vicendevoli relazioni al fine di aumentare l'attrattività̀ dei rispettivi patrimoni, promuovendone una maggiore visibilità̀ e accessibilità, nella convinzione che la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale e, nel caso particolare, di quello archeologico-preistorico, non può̀ prescindere dal contributo e dall’efficace coordinamento tra i
diversi enti che operano sul territorio.
La formula del coordinamento è stata individuata nella costituzione di una Rete dei Territori, in coerenza con quanto previsto dall’art. 111, comma 1, del decreto legislativo n. 42 del 22/01/2004, (Codice dei beni culturali e del paesaggio), il quale stabilisce che: "Le attività̀ di valorizzazione dei beni culturali consistono nella costituzione ed organizzazione stabile di risorse, strutture o reti, ovvero nella messa a disposizione di competenze tecniche o risorse finanziarie o strumentali, finalizzate all’esercizio delle funzioni ed al perseguimento delle finalità̀ indicate all’art. 6.”.
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